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    sabato 21 luglio 2012

    MAH...


    Riflettevo su come a volte e paradossalmente il vivere in una famiglia, in un ambiente in cui vengono insegnati, rispettati dei valori e delle norme ha come tutto anche dei risolti terribilmente negativi.
    Si può creare l'illusione che la cosa migliore per tutti sia seguire queste direttive, a volte anche imponerle, o si crede, proietta tutto ciò in una dimensione ipotetica di ideologismi e dimensioni spirituali, che esistono per il mio modo di vedere, ma su altri piani, volendo seguire uno schema per cercare di esprimere dei concetti.
    Ora questa dimensione del è così che devono essere le cose, è la migliore soluzione, la vera metta, ci scontra con forza come in un incidele stradale frantumando ossa e carne contro il muro di come le cose davvero sono, o appaiono essere in molti casi.

    Così che ci si ritrova sofferenti nel bilico di cambiare strategia, cambiare valori, rafforzare il proprio cerchio o crearne uno (per cerchio intendo un gruppo in cui sviluppare qualcosa, anche consolarsi, sostenersi, crescere).
    Può succedere anche in una dimensione interiore, sempre considerando che nella mia maniera di vedere le cose non esiste neppure così tanta differenza; vedo possibili e con diritto di essere tutte le strategie possibili. Ma diventa difficile assistere al funerale delle proprio illusioni.
    Si vede la bara, o le bari perchè una vera strage sembra, oguna con il suo nome e non si vuole credere sia successo tutto ciò. Eppure è evidente, ma qualcosa continua a non accettare questi cambi, quelle realtà. E così mi fermo, meditando, concentrandomi in tutte le possibilità ed i pensieri che girano attorno a questa funzione funebre. Vedo i volti dei partecipanti, in ognuno leggo qualcosa, qualcosa che sentono, qualcosa che voglio esprimere, qualcosa che tacciono... a volte imbarazzo nel non sapere cosa dire, altre volte pensano al loro di funerale, o della loro madre, amante, figlia, marito, nonno, sposa, ... con un non è sucesso a me, per ora... o a volte vedono loro stessi li rinchiusi tra legno e lamine metalliche, con viti e terra attorno (o in forno come una pizza), o forse abbandonati in preda a bestie selvati che masticano pezzi decomposti di un corpo che fu attivo, ma continua ad esserlo in altro modo, fosse per ricordo, per monito, per affare economico di qualcuno, per cibo per topi e sciacalli...
    Sembra tutto una messa in scena, come tutto a volte lo sembra...
    Ma..
    Ma tutto continua, in un modo o nel altro, e non parlo per qualunquismo... basta aprire bene gli occhi e vedere...
    E... ritorno a pensare, come sono parte del tutto, come in qualche modo tutto sempre sia connesso con le sue parti, come separiamo le cose, con i nostri processi mentali per poter comprenderle, manipolarle, ma... è un atto in parte illusorio, ci siamo posti delle regole e dei limiti che si rifletteranno sempre in ogni nostra azione.
    La liberazione del tutto diventa allora non una fuga, ma il conseguimento che non c'é nulla da cui liberarsi, perché siamo questa molteplice totalitá, che piaccia o non piaccia é cosí.
    E questo non ci dá neppure super poteri... magari qualche truchetto si.
    Non posso come individualitá realizzare certe cose, beh qualcun altro lo fará o giá l'ha fatto o lo sta facendo con successo, quindi ... non è qualcosa comunque realizzata? Il tutto é tutto, quello io sono, che sia la mia individualitá o un altra individualitá a compierla, (visto che é illusioria questa idea di separazione, nel senso di non dogmaticamente certa, é funzionale, dipende dalle nostre percezioni, al di fuori del nostro modo di essere così come siamo, con corpo e mente, cosa si può dire della realtá esterna che sia valido anche per un pesce? E per una particella quantica?) cosa cambia? Solo alcune implicazione del tutto continua.
    Non ho perso del tutto la ragione, solo ho accettatto differenti prospettive della realtá.
    Essere positivi, essere pessimisti,... é la stessa cosa, ancor più se ignorame alcune del tutto, di una visione di insieme. Ci perdiamo nella nostra piccolezza e non godiamo del tutto, ma anche godere non é tutto... per questo si usa la parola beatitudine, ma é stata usurpata, così come il misticismo che sa di canfora, imaginette e restrizioni per evitare punizioni...
    Essere é la chiave, ma non esiste nessuna porta: noi siamo la porta che non c'é però vuole esistere ed appare per essere aperta. Così diamo un senso, un compimento alle cose... ma davvero è così?
    Si.
    Ma non é una fine dato che non é mai esistito neppure un inizio... un inizio ai limiti, alle facoltá della mente...ma solo la coscienza può accettare la parte inconoscibile, indeterminabile, la black zone...
    Nirvisalpa samadhi é la consapevolezza totale, stabile, passiva, onnicomprensiva con il tutto, sempre... per me è la vera realtá dato che comprende ogni cosa eternamente, dato che non esiste nulla al di fuori di sé. Contiene il vissuto e non vissuto, anche l'inimaginabile, tutto nello stesso tempo.
    Le estasi sono solo sprazzi in cui si mostra qualcosa, sono come messaggini che dicono "Hei... ma guarda che non è tutto solo così... c'é molto di più... Hei perché ti sei chiuso tanto e ti perdi in questa cosa? Hei...[...sei Shiva...]". Vivere in eterna estasi non è vivere nel piacere estatico, ne é una parte, é una situazione agiata che aiuta a vivere il tutto nel nulla come stato di essere, ma... ma tutto é TUTTO, non é solo una stato agiato. Forse per questo si dice di lasciare ogni cosa, anche le acquisizioni... possedere non ha senso tra l'altro... é sono una parte funzionale del essere esseri umani, in un ambito sociale...

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