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    venerdì 26 ottobre 2012

    LIBERAMI SIGNORE DA OGNI MIO PECCATO


    Dal titolo potrebbero essere righe di critica di qualche rilevanza politica o di zozzezza di stato, ma è nel senso religioso 'filosofico' ed un po' psicologico che vorrei avvicinarmi brevemente a questo tema. Sia la liberazione del karma, che dei peccati od entrambi a seconda del termini della tal o tal altra religione, ci si riferisce ad un poter andare oltre uno stato tremendo di malessere interiore che dipende dalla separazione con uno stato di pace e felicità a cui si ambisce, uno stato perso a causa di una azione compiuta, in buona o mala fede, o forse nel fatto stesso di dover compiere azioni sentendosi sempre la causa dei nostri fallimenti passi quello che passi. Per questo ci i riferisce a Dio, come ente supremo, giudice e soccorritore che ha il potere di togliere questo peso dalle nostre spalle, o trasformare questa condanna in una coopartecipazione di un processo di cambio (come sempre dipende dalle nostre prospettive e credenze e dalla nostra ragionevolezza).

    {Come sempre sento di non aver definito abbastanza bene i termini}.
    Il tutto potrebbe anche essere un atto di liberarsi la coscienza senza accettare le conseguenze delle nostre azioni e lavarcene le mani di tutto?
    Certamente, per due motivi, almeno.
    Primo giustificarsi tutto nel nome della debolezza umana e della grande generosità di dio. Sicuramente è da persona immatura e con forti tendenze narcisistiche e potrebbe non essere sempre così costruttivo, specie per la società stessa.
    Secondo, portarci al distacco ed alla opera del servizio, del fare al meglio le nostre cose senza contare se andranno in un modo o nel altro, il senso è nel fare al meglio per come possiamo.
    La prima cosa la vedo molto in america latina in certe chiese cristiane. I rinati sono quasi tutti ex delinquenti e non sempre tanto ex però ora si sento migliori per appartenere alla chiesa (non esprimo giudizio ed alcune persone davvero cambiano la loro vita anche grazie a queste chiese, di cui non condivido l'obbligo al 10% del proprio stipendio e lo sfarzo di certi pastori che magari pure criticano il vaticano ... ok ho espresso giudizio lol).
    Ad ogni modo questo può aiutare a recuperare autostima, a sentire di servire a qualcosa, che qualcosa ci ama, ci comprende, perdona e ci da possibilità di sentirci utili, veri, vivi e non marginati, malvagi, rinchiusi in un potere di distruzione o autodistruzione dal quale si ricava solo violenza ed abuso.
    "non giudicare e non sarai giudicato", una frase che ho sempre considerata collegata al tema sopra esposto. Giudicare ci mette nel gioco, con un ruolo che implica, per pars condicio, essere sottoposti allo stesso metro di giudizio, e tutti abbiamo delle falle; ad ogni modo dipende come ogni argomentazione la direzione verso cui vogliamo parare e cosa vogliamo dimostrare, e non voglio dimostrare nulla se non dare spunti di riflessione e condividere alcune delle 'mie'.
    Di contro a tutto ciò il senso di colpa è altro ottimo strumento per manipolare le persone, unito poi alla esaltazione e glorificazione. Sempre il bastone e la carota, in modo più sottile. La liberazione dal karma credo sia proprio quello che ho sopra esposto, fare del nostro meglio e magari pure con nobili intenzioni, e preparaci sia a che le cose vadano come pianificato che come no, ed accettare che un margine sfuggevole sempre esisterà così come qualcosa dipendente da volontà più grande dalle nostre o da condizioni esterne incontenibili (potrebbero coincidere le due cose).
    Il donare tutte le nostre azioni ad una divinità è un metodo per questa realizzazione, è un elevare il tutto ad una sfera di ideale, sacro, universale.
    Per qualcuno non ha senso e non lo farebbe mai, o magari potrebbe esser anche fraintesa la cosa, ma mi piacerebbe si vedesse in questa prospettiva, come un modo, un metodo per essere felici, o almeno più consapevoli di essere parte di qualcosa e di celebrare la cosa, viverla anche attraverso questi atti, anche se solo pregare non sò quanto serva, ma a volte è l'unica cosa che rimane, almeno finché non si apre una intuizione su come agire, ed anche in questo vedo il valore della meditazione e della spiritualità, come campo creativo, di rivelazioni intese come comprensione di noi stessi e della vita a più livelli. Ripeto è un mezzo e dalle esperienze personali dipende molto il nostro punto di vedere la vita, per questo credo che la comprensione sia un utile strumento per vedere, sentire, vivere le relazioni che esistono per tutte le cose, per ogni persona e comportamento, e tramite l'empatia sentire l'unità della nostra umanità attraverso però la diversificazione. La cosa è estendibile ad ogni cosa, ma ricordiamo di non proiettare troppo attributi umani a chi non è umano, la cosa è da adeguare se non vogliamo allontanarci troppo dal reale stato della natura delle varie forme di vita e/o manifestazioni fisiche della materia, così da comprendere ogni cosa esistente.  Donare qualcosa ad una divinità per chiedere qualcosa in cambio è un modo molto umano per chiedere le cose, è nostra natura il do ut des (dare per avere) ed anche un modo per creare un rapporto con qualcuno, il fatto è se questo contratto è accettato da entrambe le parti e da come e quando sarà realizzato.
    Non abbiamo conferme che un tal dio lo accetti, anche se il silenzio ed il sentire che si dovrebbe esserne la prova. Dal punto di vista pscicologico può essere un modo per sbloccare una certa situazione, creando speranza, aumentando la forza e la volontà di un tale conseguimento, ma quanto un rituale possa davvero influenza l'evento, la realizzazione di una tal cosa è qualcosa che da  sempre mi ha lasciato perplesso e mi ha spinto a cercare di comprendere. Sicuramente rafforza le nostre credenze ed è espressione di una forta necessità di qualcosa. Rappresenta la speranza, a volte anche la disperazione, ma sia che avvenga o no la grazia non può dimostrare che realmente fu il tal rituale o la tal divinità a compiere la tal grazia. In realtà, per amore del dubbio, anche il fatto che prendendo una aspirina mi passi il mal di testa non necessariamente implica sia grazie al aspirina, esiste sempre un margine di dubbio ragionevole del effetto placedo (attenzione non dico che l'aspirina non serva e neppure che l'effetto placebo sia la panacea, solo che non è sempre così facile determinare le cose, ma sicuramente la fede nel aspirina la ho in qualche modo stabilita e la positività verso qualcosa è importante per noi esseri umani, per me è un dato di fatto, ma come tutto può avere dei risolti non sempre positivi, come un distacco dalla realtà ed il perdersi in un mondo solo di simboli che se non ci si sforza di interpretare ci porta ad essere un po' troppo picchiatelli, credo hahaha o come minimo ci potrebbe portare a credere che ogni fatto conseguente al tal atto sia da accettare [chiedo un lavoro, mi propongono di fare il corriere di una certa quantità di droga... devo accettare? La capacità di valutare le cose non va mai persa e così anche le conseguenze. È stato il tal dio a darmi la tale opportunità? Mi andrà bene il tal lavoro o finisco in prigione o in una tomba? Detta così il rituale ha funzionato chiedevo un lavoro e l'ho trovato, mancavano tutte le specifiche hahahah. Questa è abile capacità di autogiustificare tutto? No è la mia tesi che le cose sono complesse, ma serve una decisione pratica e sapere cosa davvero sia importante per noi, a prescindere di tutto).

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