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    sabato 17 novembre 2012

    IL PECCATO


    Il peccato è un atto, a volte anche un pensiero che in qualche modo ci ad una separazione dal tutto, alla perdita di uno stato di unione, felicità, beatitudine. Esistono poi differenti categorie e gerarchie a seconda della fede e del credo, ma in sostanza il peccato è separazione ed è visto come male.
    Il marchio poi del peccato originale è un peso enorme, ma il vero suo significato è nella gioia della salvezza che pulisce da questo peccato e ci aiuta a comprendere che non si può essere slegati dal tutto, che siempre si è parte della vita, ed anche in modo attivo. Il tutto avviene per mezzo del amore, del sacrificio che ha significato di condivisione, ma anche di insegnamento, direzionamento, ricerca, realizzazione. Il peccato è parte del processo della vita, mi piace l'idea di processo per descrivere il divenire delle cose, la vita come fluire (non processo come giudizio, altro tema interessante).
    Il senso di colpa, il fatto di essere giudicati e condannati, mi ricollego alle parentesi, è stato anche uno strumento per esercitare potere da parte di alcune organizzazioni e da parte di alcuni anche per speculazioni economiche. Il fatto che sia necessario pagare per espiare il tal peccato. È un concetto credo molto diffuso quello di dover fare qualcosa di grande per redimere una colpa grande e spesso si crede che sia materialmente sia il modo, ma ovviamente non è così, come il senso di tutto ciò è anche cercare di non ricadere nei soliti peccati.
    L'idea di peccato in generale e di poi dover soffrire a causa di ciò a volte cade in superstizioni; la mia visione personale è che sia tutto qualcosa di interiore e si da tenere in considerazione perchè la mente in qualche modo crea le sue trame e ha le sue reazioni. Il peccato originale come sostituzione del ego al se mi sembra una interpretazione che calza con il mio modo di vedere le cose, e questa autonomia illusoria ed onnipotente del ego può essere redenta solo da parte del Maestro, una incarnazione del sè per dirlo in qualche modo, che mostra la vera natura delle nostre sofferenze ma non solo apre la strada con il suo insegnamento ad uno nuovo stato di essere, ma solo riconoscendolo come tale e con il servizio (vita, piena) possiamo redimerci. Da nessuna parte si parla di essere parte di una chiesa o del altra, ma di seguire insegnamenti, accettare l'opera salvifica e diffondere questo messaggio, diventando il messaggio stesso.
    Servire una chiesa, un ashram, un gruppo può essere un modo, ma credo non bisogna cadere nel errore delle lotte dei gruppi ed altre sciochezze che allontanano da quella che vedo come meta, anche se forse meta come termine di tutto non saprei dire se esista,  o forse non nel modo in cui si può credere.
    Ognuno ha la sua parte di ragione e la sua maniera di viverla e per questo si creano gruppo che seguono differenti esigenze ed hanno i loro cicli,(a volte nascono per litigi interni con altri gruppi, differenti visioni di qualcosa, nuove interpretazioni di qualcosa...)  ma il punto è il messaggio, che sostanzialmente credo sia lo stesso, ed è unico: la partecipazione con il tutto, l'essere parte del tutto ed esserne pienamente consapevole e l'amore è qualcosa intrinsicamente conesso con questo concetto (amore come legante universale, di cui la passionalità è una parte ma non tutto).
    Il distacco dalle cose viene da sè e non è ignorarle, è solo vedere e sentire tutto da un altra prospettiva, quella del essere nelle sue infinite forme.
    Ogni elemento diventa un punto di conessione con il tutto, ma non l'unico, o meglio la sua forma non la unica ed assoluta, ma si la sua essenza.
    Credo che le profonde motivazioni per cui facciamo qualcosa abbiamo un peso psicologico molto importante nelle nostre azioni di poi e non sempre queste dinamiche sono del tutto chiare, ci vuole molta introspezione ed attenzione.
    Meditare tra le varie cose è straordinario per vedere, sentire, vivere come i processi mentali si formano, si muovo, si agitano nel loro continuo fluire...
    e come la volontà di rimanere fermi sia una buona pratica anche per la vita stessa, fermi ma attenti, consapevoli, coscienti.
    Ma anche questo è uno stato di essere che potrebbe non essere eterno per una serie di motivi, il punto è comprenderne l'acquisizione.
    Il peccato esiste in funzione del perdono e della redenzione; le dinamiche poi della punizione e recedibilità per gusto della punizione entrano in fini giochi sadomasochistici che da un lato sono sempre giochi di ego e sè (il piacere di sentirsi amati, parte del tutto è nel piacere del servire, di essere premiati ma anche di essere puniti per poter essere migliori servi e compiacere il proprio padrone/sè [una interpretazione, anche il dbsm dipende come si vive]).
    Per ora è tutto... :D

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