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    mercoledì 1 febbraio 2012

    LA GUERRA NELLE SACRE SCRITTURE

    Sia nella bibbia, nel corano, nella bhagavdgita, i molti miti antichi nordici, nelle varie edda, in trattati come l'arte della guerra che ha anche valenza filosofica non solo militare, si tratta di questo tema. Di qualcosa che dio vuole. Di qualcosa che diventa molto controverso ed ancora piú difficile da gestire da parte di certe religioni. Stride con l'idea di amore, pace, tolleranza, e stride... ferocemente. Se leggiamo bene, l'impressione é che a nessuno di questi testi piaccia la guerra, con tutto quello che comporta, ma é un fatto che puó accadere, addirittura ha un senso. Il timor dei dovrebbe essere un dire... minchia se le cose scappano di mano qui succede un disastro! Dobbiamo evitarlo. Se non si puó beh... é tardi, facciamo con metodo, meglio
    che si puó e con valore.Si é perso un equilibrio, una armonia, e lo sbilanciamento é stato davvero forte. AL di lá delle morali e tabú, si sono proprio calpestate e violentate cose fondamentali per vivere in un equilibrio piú o meno tranquillo. Per questo scoppia la guerra. Un guerra che mostra tutto il nostro aspetto distruttivo. Un guerra che quasi mischia i buoni con i cattivi.
    Dio dice di combattere. Oramai si é in ballo. Ma noi possiamo decidere come combattere! Questo é il punto! Gandhi ha dato uno dei migliori esempi di una guerra combattuta con la non violenza.
    Combattuta, di gente ne é morta. E ha funzionato. Egli disse di essere stato ispirato dalla bhagavatgita, dove il signore krsna illumina arjuna sul senso di questo genocidio. Che la battaglia non é contro le persone ma quello che stanno rappresentando, facendo, di come si debba andare al di la di ogni cosa, come i saggi illuminati fanno, per un risultato migliore per tutti. Non é istigazione alla violenza e i tempi cambiano, a noi modificare le mode. Se vediamo bene questo dio non si diletta di tutto questo sangue.
    Il problema secondo me sono i nostri soliti fraintendimenti, il credere che se il tal dio dice che il tal popolo é il suo popolo eletto, beh abbia dei diritti in piú sugli altri. Usare la violenza é un mezzo che dio stesso legittima (forse meglio usare la forza dato che violenza spesso implica un attaccamento al azione stessa, ed é molto pericoloso, cosí come giustificare certi atti con leggerezza). É un tema molto pericoloso, qui dice Dio non c'é piú nulla da fare, sono giá tutti schierati per combattere, voi avete giá le armi in mano, la tua famiglia ora é dalla parte della aviditá, del cambiare con la forza tutto questo equilibrio.
    Dio é uno e parla a tutti, e lascia tanti patti, simili ma differenti. Ognuno coglie e vive la veritá a suo modo, una veritá fissa in essenza, ma dinamica nella forma. Ci si accorge che il patto non é rispettato quando si soffre per qualcosa, senza saperlo accettare. Allora c'é da aggiustare il tiro.
    Se realizziamo di avere un'anima, una morale, un dovere verso noi stessi e l'umanitá, se realizziamo di avere una coscienza e la espandiamo, beh non godremo del piacere del dolore altrui, anzi, lo eviteremo per quanto possiamo, e lo limiteremo al necessario (se uno mi aggredisce e non ho potuto evitare il degenerare della situazione, credo che cercheró di rompergli il naso, ma non di ucciderlo dopo averlo torturato 5 giorni).
    La battaglia viene allora legittimata in base al lottare per dei valori, perché siano mantenuti.
    Valori veri, come il rispetto degli esseri umani, dei loro diritti a vivere e farlo dignitosamente.
    Mi metto ora a vedere le guerre che scoppiano oggi. Quante sono sante? Quante si potevano evitare? Quante potevano essere dibattiti accesi e compromessi perché in realtá solo l'interesse economico c'era dietro e nulla piú? E quante hanno il tempo di sanare le ferite che lasciano e non lasciarle infette? C'é poca saggezza in questo mondo, vedo molto opportunismo, una eccessiva aviditá involta da morale e false promesse di puro comodo e una visione distorta della vita. Ci si dimentica che potenziale di cambiamento che ciascuno di noi ha, cosí come di un certo grado di libertá di scelta.
    Cerco di fare la mia parte al di la del risultato e come posso. Ho fede che un giorno la ragionalevolezza vincerá. Ci vorrebbe un grande black out, o una grande crisi qualcosa che faccia davvero pensare alla utilitá di un cambio, in una direzione piú equa e saggia. Forse ci siamo, é una crisi che certi comportamenti hanno creato: il punto é se come qualcuno dice che sia voluta o sia solo la conseguenza di un certo modo di vivere. Aspettiamo e vediamo.

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