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    lunedì 24 dicembre 2012

    PER DIRLO IN QUALCHE MODO, IL POTERE CREATIVO


    Per dirlo in qualche modo il potere creativo, fallico solare del sè (per essere più esoterici), passando attraverso la memoria e le sue informazioni, proietta tutto un universo. È un gioco di specchi, di riflessioni e deflessioni. La coscienza, l'attenzione è parte di questa triade. Per l'iniziazione è importante la conoscenza ma non tanto quanto la comprensione. È fondamentale sviluppare costantemente attenzione per tutto, attenzione vigile e più questo processo è puro, non volto a criticare o giudicare, ma solo ad osservare più siamo questa nostra realtà profonda (in realtà sempre lo siamo ma in modo più semplice, linear). La liberazione è andare oltre i nostri processi mentali, ma non è distruzione fatta con passione, impeto e rabbia. Deve essere più sottile tutto il processo, oltre passione e desidero che una cerca conessione hanno, ma più lontana da questo santuario di
    perfetta beatitudine. Direi meglio che la liberazione è un grande cambio di prospettiva, è il risultato di non riconoscersi solo como ego, come limitazioni, come gioco macchiavellico della mente, è andare oltre attraverso il costante lavoro di attenzione, finchè tutto non diventi naturale, cosa che è, ma per una serie di fattori della mente stessa e della natura, si è resa più torpe l'acqua. Se non vogliamo perdere tempo, buttiamoci oltre l'abisso, non esiste un'altra strada, se davvero è il momento le cose andranno per il verso giusto (ed il verso giusto è l'unico che esista). Buttarsi nel abisso significa essere sempre attenti a noi stessi e a tutto, fissare la nostra mente nel essere l'uno, il due, il tre, il nulla, niente, nessuno e le loro negazioni. Noi siamo il vuoto dentro cui ogni processo avviente. Non ha neppure senso pensare da cosa sia iniziato, quando o cosa finirà e le catene di causalità che legano gli eventi... siamo l'eternità oltre ogni cosa che racchiude tutto. Le cose vanno come devono andare. Esorto ad essere, a vivere la realizzazione; se siamo fermi, realizzati anche per le altre parti di noi stessi che si trastullano in giochi complessi e cercano una uscita senza sapere come, vedranno noi stessi come l'uscita stessa. Non c'è nulla da fare se non incarnare ciò che davvero siamo. Non esistono peccati, ne colpe, ne grazie, ne premi. Solo essere, manifesto ed imanifesto e quel eterno stato oltre ogni cosa (ogni idea, concetto) che ovviamente sempre esiste ed è, ma non ne facciamo il nostro centro (sempre per dirlo in qualche modo). :)

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